Presentazione “La reputatione del Principe Francesco I d’Este e la musica di Modena” e concerto “Musica Soave e Rilucente per Modena Barocca”
Archivio di Stato di Modena, Corso Cavour 21, ore 15.30-17.30
PRESENTAZIONE DELLA PUBBLICAZIONE
La “riputatione” del Principe Francesco I d’Este e la musica a Modena
Istituto d’Arte Venturi, Sala delle Dame, via dei Servi 21, ore 18.30
Concerto “MUSICA SOAVE E RILUCENTE PER MODENA BAROCCA”
Marco Uccellini e Bellerofonte Castaldi
con Matteo Rozzi violino barocco
e Stefan Sandru tiorba
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INGRESSO LIBERO
La presentazione: I due volumi raccontano il mecenatismo musicale del duca Francesco I d’Este (1629-
1658), committente di musicisti quali Benedetto Ferrari e Marco Uccellini, ponendo in rilievo l’importanza culturale ed artistica della corte modenese in età barocca attraverso un attento esame dei carteggi dell’Archivio segreto estense.
Saranno presenti la curatrice e gli autori, con interventi di Paolo Fabbri, professore emerito dell’Università di Ferrara, direttore scientifico del Centro Studi Donizettiani di Bergamo e presidente dell’edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti, Riccardo Pallotti, funzionario archivista dell’Archivio di Stato di Modena, Paola Besutti, direttrice di <<Musicalia>> e professoressa ordinaria di Musicologia e Storia della Musica presso l’Università di Teramo e Filippo Leoni della redazione rivista Musicalia (Fabrizio Serra editore).
Con l’occasione sarà possibile visitare un’esposizione temporanea di documenti sul tema “Francesco I
d’Este e la musica alla corte di Modena”.
Il concerto a seguire, a cura di Grandezze & Meraviglie – Festival Musicale Estense, con Matteo Rozzi al violino barocco e Stefan Sandru alla tiorba, riporta a Modena una finestra musicale barocca con musiche di Marco Uccellini (Forlimopoli, 1603 ca. – 1680) e Bellerofonte Castaldi (Modena, 1581 ca. – 1649).
IL ‘600 MUSICALE
Il ‘600 musicale fu un secolo di grandi sperimentazioni e trasformazioni, sia dal punto di vista organologico, sia dal punto di vista tecnico.
Durante tutto il ‘500 e con l’avvento del ‘600 vi sono diverse pagine di repertorio composte “per ogni sorte d’instromento” e non dedicate al solo strumento ad arco o a fiato.
I primi esempi di sonate composte specificamente per violino o per violoncello risalgono all’inizio del ‘600 con Giovanni Paolo Cima, Giovanni Gabrieli e Dario Castello.
Vi sono diverse sonate composte per più violini o sonate a violino solo accompagnato dal basso continuo che presentano sempre più una scrittura idiomatica propria dello strumento.
Marco Uccellini ne è il principale esponente.
Nell’affrontare queste pagine di repertorio, apparentemente semplici dal punto di vista tecnico, si consolida l’idea di spartito inteso come canovaccio, ovvero semplice punto di partenza.
A sostegno di questa tesi vi sono numerose ricerche nel campo della prassi esecutiva antica, legate a doppio filo con l’arte retorica, la diminuzione e l’ornamentazione, curate da importanti esponenti nel campo della musica antica contemporanea.
Il musico del ‘600 fonda la propria ricerca tecnico-strumentale sull’estetica del suo tempo: l’imitazione della natura e della voce umana, con le sue dinamiche, pronunce ed articolazioni.
L’impiego di strumenti originali ed un loro adeguato utilizzo in relazione al repertorio affrontato oggi viene concepito come un importante mezzo atto al recupero della tradizione italiana del passato.
Il confronto tra autori, stili e contesti sociali differenti ci ha permesso di percepire una vera e propria trasformazione del ruolo dello strumentista, trasformazione che si sviluppa sino alla nascita di un linguaggio idiomatico proprio dello strumento di riferimento.
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